The original.
L’INTERVISTA∫IL PAPÀ DI LIAM MCCARTY
«Mio figlio rubato dai tribunali italiani»
bambino estroverso,
che invitava i coetanei a giocare
con lui», dice Michael McCarty, in un’intervista
esclusiva a il Giornale. «Io e lui
costruivamo astronavi con i cuscini del
divano e facevamo gli esploratori. Insieme abbiamo
fatto più viaggi di Cristoforo
Colombo!». Da due anni, però, Liam
Non gioca più com suo padre.Non va più
alla scuola dove gli avevano insegnato
le filastrocche in inglese. Svariati mesi
in un orfanotrofio italiano e i traumi di
una fuga e di una madre sofferente di
gravi disordini della personalità hanno
trasformato quel bambino di otto anni,
dolce, con grandi occhi blu e una cascata
di riccioli biondi, in un orfano con gli
occhi spenti. E l’hanno sbattuto al centro
di una grande contesa transatlantica
tra Italia e Stati Uniti.
Lei non ha smesso di lottare?
«Sono arrivato ieri a Roma per cercare
mio figlio, senza il quale non riesco a
vivere.E com il quale ho diritto di vivere,
secondo quanto ha stabilito la sentenza
del tribunale americano che ha affidato
Liam soltanto a me, nel marzo del 2007.
Pochi giorni prima, temendo quel verdetto,
la madre, Manuela Antonelli,
l’aveva rapito, finendo tra i most wanted
dell’Fbi e dell’Interpol».
Dov’è Liam?
«Non lo so. Sono venuto a cercarlo. Ad
Agosto hanno chiuso l’orfanotrofio e forse l’hanno mandato a casa
Dei nonni materni.
Nessuno mi ha detto nulla, ma mi
Faccio forza.Gli avevo fatto uma promessa,
nella clinica romana in cui era nato.
Ero arrivato da New York appena avevo
potuto. Liam aveva nove giorni di vita.
Manuela era rimasta incinta negli Stati
Uniti, ma l’avevamo messo al mondo in
Italia per via dell’assicurazione medica.
Era così piccolo, così fragile e gli avevo
promesso che l’avrei sempre protetto».
Ci descriva il giorno della scomparsa
del piccolo Liam.
«Stavo andando all’asilo, quando ricevetti
una telefonata che m’informava
che Liam era stato rapito da sua madre e
nascosto in Italia. Erro disperato: il tribunale
le aveva imposto di non portarlo
via da New York. Chiamai i miei suoceri,
ma avevano cambiato il numero di
telefono che avevano da più di vent’anni.
Immaginatevi un bambino costretto
a nascondersi, come un ladro. Secondo
gli incartamenti, sua madre l’avrebbe
nascosto anche al Centro anti-violenza
per donne, probabilmente per proteggersi
da mio suocero, che anni prima
era stato incarcerato e che l’aveva traumatizzatafindapiccol a.
Eadessoungiudice
l’ha rimandato in quella famiglia?
Non ci posso credere».
Per un caso d’omonimia è stato scritto
che sua moglie era un’attrice.
«No, mia moglie lavorava alla Rai negli
Stati Uniti come producer. Gli esperti
italiani hanno dichiarato che soffre
della sindrome di Münchhausen per
procura: un disturbo mentale che spinge
le madri ad arrecare un danno fisico
al figlio per attirare l’attenzione su di sé
e che costituisce un serio abuso sull’infanzia.
Il tribunale newyorchese aveva
affidato Liam esclusivamente a me, nonostante il
fatto Che lei mi avesse accusato
di abusi sessuali nei confronti di mio
figlio, obbligando Liam a sottomettersi
a incessanti scrutini.Anche in Italia aveva
ripetuto quelle accuse folli, ma l’avevano
giudicata inadatta all’affidamento,
richiudendo Liam in un orfanotrofio
».
Quando l’aveva conosciuta?
«DopolamialaureaaYale, facevoil barista
part-time e la vidi entrare. Era bellissima.
Mi feci coraggio e le parlai. Aveva
un delizioso accento italiano. Le chiesi
il numero di telefono, figuratevi che lo
ricordo ancora oggi!».
Quando si rese conto che sua moglie
soffriva diquel disordine dellapersonalità?
«Dopo il matrimonio i sintomi della
sua psicolabilità l’avevano costretta a
farsi ricoverare e quando mi separai affittai
un appartamentino nel vicinato,
per continuare a vedere e aiutare Liam.
Ma adesso, in quell’orfanotrofio chi c’è
lì per lui? Chi gli può ridare un’infanzia
che gli è stata rubata? Ogni mese è importante
per Liam. C’è un padre pronto
a riportarlo a casa, ci sono nonni, zii,
cugini e amici che lo aspettano. Invece
vogliono che io faccia la spola tra New
YorkeRoma,per “ricostruire” il legame
vedendolounavolta almeseinunostanzone,
spiato dal personale. Mi dicono
che devo aspettare anni. Ridatemi mio
figlio, lasciate chelo portia casaetornerà
a sorridere».
Comeintende aiutareLiamariacquistare
la fiducia persa in questi anni?
«Sto lavorando con il dottor Richard
Warshak, autore del best seller Divorce
Poison e direttore di un programma di
riunificazionefamiliarec hiamatoFamilyBridges.
Miha assicuratoche,unavolta
a casa, in pochi giorni Liam tornerebbe
a fidarsi di me».